domenica 11 gennaio 2015

Schiaffi invernali

La natura è una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più. Guarda un filo d'erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia.
da Tiziano Terzani, "Lettere contro la guerra"


* * * 

Recentemente una bella intervista a Saro ha messo a fuoco alcuni pensieri che frullano in testa da un po'. Basta con le relazioni, i report, le classiche, i grappoli di gente in sosta, le corse sugli avvicinamenti per essere i primi.
Basta un po' d'immaginazione, e l'avventura è dietro casa. L'unico limite è quello mentale.

In questo inverno magro di neve la soluzione sembra essere una sola, lasciare a casa gli sci già belli provati dai sassi di Verbier.
E fare un po' di sana fatica, prendendo i giusti e dovuti schiaffi.


      



Rotta per il Piantonetto, il nostro solito parco giochi! Anche se, arrivati alla diga, c'è ben poco d'invernale.
In un attimo siamo al locale invernale del Pontese, accendiamo la stufa, tagliamo due fette di salame, insomma ci sistemiamo.



        

Prese le mezze, la ferraglia, i ramponi e un altro po' di peso, battiamo traccia per 500 metri di dislivello fino a quello che i locali chiamano "Pian del Re": un pianoro ottimo per dormirci in tenda o all'addiaccio (d'estate ovviamente).

Torniamo giù al Pontese che sta per fare buio; ci raggiungono Nic&Fede partiti con più calma da Milano e la cena e allegra e spensierata (un po' molesta forse per l'unica gentile signora presente).

Convinciamo il malcapitato Nic a svegliarsi alle 4 con noi e accompagnarci quasi fino allo zoccolo. Ma viene ripagato da un alba spettacolare.





Attacchiamo lo zoccolo e in breve si scatena il brutto tempo. Visto dall'esterno farebbe molto ridere, ma siamo tesi, nevica e il terreno è davvero infido.




Sul primo tiro della Malvassora arriva il momento della verità. Ci sono venti centimetri di neve fresca  e il vento ci scuote via dalla parete. Condizioni un pelo proibitive.
Ci guardiamo, sfoderiamo la migliore risata possibile e buttiamo giù le doppie.









Raffiche patagoniche ci investono durante la discesa, obbligano ad inserire la modalità "barcollo ma non mollo".



Tornati al Pontese veniamo rifocillati a dovere dagli amici, che ignari della tempesta che si sta scatenando all'esterno, stanno facendo strani giochi con i post-it appiccicati sulla fronte.
Stanchi, ci addormentiamo una mezz'ora.

Bilancio alpinistico: magro.
Ma siamo felici e carichi come non mai. Per altre invernali, altre serate con la stufa e i wurstel dentro la pasta e fagioli in busta. E la possibilità di assaporare ogni singolo momento, con lentezza.


Tempesta (1)
Tempesta (2)


A malincuore scendiamo verso la diga. Rotta per Milano.

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